Un vino fresco, da pasto, pensato per una serata senza impegno.
Trebbiano in purezza, vinificazione in acciaio.
Per l’analisi organolettica, ho testato ancora una volta tra vetro e cristallo.
La degustazione nel vetro:
Al naso non ha particolare intensità. Si esprime con sentori freschi che richiamano il floreale, l’agrumato e la frutta a esotica. Come sfondo percepisco mineralità e un accenno di frutta a guscio. Con l’areazione emerge una sfumatura balsamica.
In bocca ha un ingresso corposo e caldo, con questa percezione alcolica che tende però a preponderare sbilanciando l’equilibrio del vino. Non mancano freschezza acida e sapidità.
In retrolfattiva acquista intensità e mantiene gli stessi aromi percepiti al naso.
Finale discretamente persistente, un po’ amaro.
La degustazione nel cristallo:
Migliora in termini di intensità ed eleganza rispetto al vetro e, come d consueto, percepisco più nitidamente i singoli richiami aromatici.
Si apre con note di frutta a guscio, accenni minerali e una vena floreale che a me ha ricordato la camomilla.
Con l’areazione percepisco anche un sentore di zenzero.
In bocca acquista di importanza. Risulta meno preponderante l’alcol e il risultato è un palato più equilibrato.
Non perde di eleganza e intensità in retrolfattiva e si esprime con accenni più importanti di frutta a guscio, fiori bianchi e agrumi.
Discretamente persistente il finale di bocca, un po’ amaro.
Considerazioni finali:
Un vino semplice, composto da un’uva, il Trebbiano, che notoriamente non spicca per le sue qualità aromatiche.
Chandra Kurt, recensitrice svizzera, l’ha messo in classifica come:
“Vino semplice per tutti i giorni. Niente di speciale, ma abbastanza dignitoso. Di solito non costa nemmeno tanto.”
Io eliminerei la parola “abbastanza”.
L’ho trovato, per la sua categoria e la sua fascia di prezzo, “assolutamente” dignitoso.