Non ho trovato in rete informazioni relative al vino oggi degustato.
Sono solo riuscito a scoprire che parrebbe trattarsi di Sangiovese in purezza, nessuna indicazione invece in merito alla fermentazione ed eventuale maturazione in legno.
Il nome sull’etichetta ‘Carla Scala’ parrebbe essere un nome di fantasia, l’imbottigliamento è ad opera di CON.VI.MA. Società Cooperativa Agricola, sulla quale non ho trovato informazioni.
Comunque, veniamo alla degustazione:
La luce della stanza non mi aiuta a distinguere nitidamente il colore che si attesta su tonalità porpora da riflesso rubino o rubino da riflesso porporero.
La degustazione nel vetro:
Al naso inteso ed elegante. Si apre con sentori di frutta rossa matura dai richiami alla ciliegia e alla prugna.
Percepisco anche della frutta sotto spirito, una vena speziata non pungente e, da sfondo, un ricordo balsamico e minerale.
In bocca è corposo e caldo. Piuttosto sbilanciato verso questa percezione pseudo calorica predominante e un residuo zuccherino percettibile, non pienamente bilanciato da acidità e tannino entrambi piuttosto timidi.
In retrolfattiva non perde in termini di intensità e finezza. Sul piano aromatico sprigiona frutti rossi maturi e dolci e si chiude con discreta persistenza e una vena piacevolmente amarognola.
La degustazione nel cristallo:
A livello olfattivo perde un pò di intensità rispetto al vetro ma mantiene eleganza.
Varia un po’ lo spettro aromatico che si apre con richiami di prugna matura e una componente legnosa e di sottobosco (quasi ad indicare un periodo di maturazione in legno).
Torna in sfondo la componente speziata e, col passare di una decina di minuti, emerge anche un tocco di liquirizia.
In bocca risulta un po’ meno sbilanciato rispetto al vetro con una percezione alcolica meno importante in favore di una maggiore salivazione.
Non acquista intensità in retrolfattiva ma non perde in termini di eleganza.
Anche in questo caso percepisco frutta rossa matura ma emerge anche una venatura speziata.
Discretamente persistente il fin di bocca, piacevolmente amarognolo.
Considerazioni finali:
Mi ha sorpreso dal punto di vista olfattivo e retrolfattivo tuttavia, lo sbilanciamento sulle morbidezze (dovuto sicuramente anche al particolare metodo di produzione) e il palato che risulta alla fine un po’ grasso, non me lo hanno fatto apprezzare fino in fondo.
Ritengo comunque possa trovare ampio consenso tra quei palati meno esigenti che prediligono vini più “lusinghieri”.
N.B. Il “Governo all’Uso Toscano” è un metodo particolare di produzione di vino che si usa in Toscana nella zona del Chianti e nelle Marche, nella zona del Conero (AN).
Non mi dilungherò a spiegarne i particolari ma se ti fa piacere scoprirli puoi scrivermi (su Instagram o Facebook oppure via mail all’indirizzo info@fabriziodesimone.it) e sarò ben lieto di soddisfare la tua curiosità.