Fabrizio De Simone

DRIADE FELICE – Colleoni Doc

La prima volta che ho bevuto questo vino me ne sono innamorato.
Si trattava della vendemmia 2016, un’eccezionale rappresentazione di eleganza ed equilibrio!
Ad oggi, purtroppo, la 2016 è pressoché introvabile ma l’annata di cui vi narrerò è altrettanto stupefacente: si tratta della 2018.
Intanto, però, concedetemi due parole sulla denominazione: Colleoni è una Doc della bergamasca che si affianca alle “più famose” Moscato di Scanzo Docg (la Docg più piccola d’Italia) e Valcalepio Doc, nota per essere il “taglio bordolese della Lombardia”. A differenza delle sorelle, però, Colleoni Doc è quasi completamente sconosciuta (persino alcune enoteche di Bergamo ne ignorano ahimè l’esistenza) e – come anche per il Moscato di Scanzo Docg – deve essere monovitigno. Curiose tuttavia alcune delle varietà ammesse dal disciplinare, tra le quali cito: Franconia, Incrocio Manzoni, Moscato Giallo e Incrocio Terzi.
Un tempo completamente terrazzata, l’area – come molte altre – è stata abbandonata nel dopoguerra, quando il “più comodo” lavoro in fabbrica ha avuto il sopravvento sulla più faticosa vita agricola. Oggi in fase di rinascita, incontra però le difficoltà dell’abbandono degli storici vigneti e dell’assenza di fama.
Tornando al nostro vino, il Driade Felice 2018 è un Merlot in purezza imbottigliato dopo una maturazione di sei mesi in acciaio.
La cantina artefice è Le Driadi Slow Farm, azienda certificata biologica che però opera in regime biodinamico.
Le Driadi Slow Farm, come detto, è una cantina certificata biologica ma che opera in regime biodinamico.
Si trova a Palazzago ed è completamente immersa nel verde, lontano dalla civiltà. Ubicata sul crinale di una montagna, è raggiungibile solo dopo una impegnativa salita (anche per la macchina) su una strada sterrata.. Uno spettacolo!
A disposizione un ettaro adibito a Merlot, allevato su un terreno tutto autoctono: il sass de la luna (“sasso della luna”) con affioramenti di flysch di Pontida.
Il flysch è un terreno stratificato che, nelle aree ove presente, genera vini di alta leva (tra queste aree: Conero Docg, Montepulciano D’Abruzzo Colline Teramane Docg e, ovviamente, Collio Orientale del Friuli); il sass de la luna, invece, è una formazione calcareo marnosa tipica dell’area della bergamasca.
Molto curiosa la tecnica utilizzata dalla cantina per la selezione dei cru nel vigneto (ovviamente inerbito). La classificazione è attuata in base alla bellezza e qualità dell’erba ai piedi delle viti: erba migliore = terreno più fertile = pianta più forte (e poi si dice che le viti dovrebbero patire la siccità).
La Driade Felice 2018, sulla cui etichetta è rappresentata la quercia secolare che veglia sulla cantina, si presenta con un elegante colore rosso porpora acceso, luminoso.
Al naso esprime sentori intensi di frutta rossa matura come prugna e ciliegia, con richiami di amarena e sambuco su uno sfondo speziato.
A me nell’insieme ha ricordato il profumo che si sente entrando nelle baite di montagna.
In bocca il sorso è corposo e avvolgente, morbido, con una fresca spinta acida ed un tannino piacevole anche se ancora fanciullo.
In retrolfattiva mantiene la sua eleganza con aromi balsamici e una nota speziata. Il finale è discretamente persistente e piacevolmente amarognolo.
Un vino ancora giovane, ma che promette molto bene!
13,5% volume in alcol, temperatura di servizio consigliata 14-16°C.
Calice consigliato: Borgonga.
Un Merlot che affina in acciaio e che presenta una piacevole freschezza acida associato ad una trama tannica ben bilanciata, trova largo spazio per l’abbinamento ideale.
Ovviamente è ottimo su preparazioni a base di carne: salumi e affettati per iniziare (logicamente con ampio riferimento al salame bergamasco del quale esistono più espressioni di quante ce ne si possa immaginare), pasta al ragù o lasagne come primo piatto (non cito i casonsei alla bergamasca solo perchè a mio avviso necessitano di un vino più “strong”) e polenta e osèi, oppure coniglio, come secondo.
Io l’ho degustato con un salame nostrano ed uno stracchino delle Alpi Orobiche; in ambo i casi l’ho apprezzato davvero molto.

VALUTAZIONE

4.5/5

PREZZO

12 €

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DRIADE FELICE – Colleoni Doc

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La Cantina

Le Driadi Slow Farm, come detto, è una cantina certificata biologica ma che opera in regime biodinamico.
Si trova a Palazzago ed è completamente immersa nel verde, lontano dalla civiltà. Ubicata sul crinale di una montagna, è raggiungibile solo dopo una impegnativa salita (anche per la macchina) su una strada sterrata.. Uno spettacolo!
A disposizione un ettaro adibito a Merlot, allevato su un terreno tutto autoctono: il sass de la luna (“sasso della luna”) con affioramenti di flysch di Pontida.
Il flysch è un terreno stratificato che, nelle aree ove presente, genera vini di alta leva (tra queste aree: Conero Docg, Montepulciano D’Abruzzo Colline Teramane Docg e, ovviamente, Collio Orientale del Friuli); il sass de la luna, invece, è una formazione calcareo marnosa tipica dell’area della bergamasca.
Molto curiosa la tecnica utilizzata dalla cantina per la selezione dei cru nel vigneto (ovviamente inerbito). La classificazione è attuata in base alla bellezza e qualità dell’erba ai piedi delle viti: erba migliore = terreno più fertile = pianta più forte (e poi si dice che le viti dovrebbero patire la siccità).
Pagina non trovata – Fabrizio De Simone – Sommelier

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La zona di produzione

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Temperatura e gradazione alcolica

13,5% volume in alcol, temperatura di servizio consigliata 14-16°C.
Calice consigliato: Borgonga.

VALUTAZIONE

4.5
9/10

ABBINAMENTO

Un Merlot che affina in acciaio e che presenta una piacevole freschezza acida associato ad una trama tannica ben bilanciata, trova largo spazio per l’abbinamento ideale.
Ovviamente è ottimo su preparazioni a base di carne: salumi e affettati per iniziare (logicamente con ampio riferimento al salame bergamasco del quale esistono più espressioni di quante ce ne si possa immaginare), pasta al ragù o lasagne come primo piatto (non cito i casonsei alla bergamasca solo perchè a mio avviso necessitano di un vino più “strong”) e polenta e osèi, oppure coniglio, come secondo.
Io l’ho degustato con un salame nostrano ed uno stracchino delle Alpi Orobiche; in ambo i casi l’ho apprezzato davvero molto.
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