Il mio esperimento ha confermato in linea di massima i risultati di settimana scorsa con il Barbaresco Docg Nervo (www.fabriziodesimone.it/barbaresco-tra-vetro-e-cristallo): il cristallo ha dato maggior nitidezza agli aromi generando anche un diverso impatto sul piano gustativo mentre nel vetro ho potuto apprezzare una maggior profondità olfattiva.
La degustazione nel vetro:
Al naso è intenso ed elegante, si apre con aromi floreali e richiami balsamici ai quali seguono note di boisè, frutta rossa matura e spezie con accenni al pepe nero.
Con l’areazione si apre maggiormente e si possono apprezzare richiami alle erbe aromatiche e officinali e una vena eterea.
In bocca ha un ingresso deciso ma sbilanciato.
L’acidità prende il sopravvento sul tannino presente ma più timido e sull’alcolicità che si sprigiona solo in un terzo momento e con una certa irruenza. Piuttosto disarmonico, sia a causa dell’indubbia gioventù, sia per via delle caratteristiche non legate tra loro.
In retrolfattiva mantiene intensità ma perde in termini di eleganza.
Si percepiscono aromi floreali, richiami speziati e di frutti rossi.
Non particolarmente persistente, chiude con pulizia.
La degustazione nel cristallo:
A livello olfattivo perde un pò di intensità e profondità ma gli aromi risultano più nitidi.
Si apre con un richiami floreali, pepati e note di prugna e ciliegia.
Con l’areazione si percepiscono sensazioni ematiche e aromi di radice di liquirizia.
In bocca ha un ingresso più potente. A prevalere è sempre l’acidità ma acquisisce importanza il tannino e risulta meno invadente la componente alcolica.
In retrolfattiva non discosta dal vetro: mantiene intensità ma perde in termini di eleganza.
Finale discretamente persistente che chiude con pulizia e accenni fruttati.
Considerazioni finali:
Questa degustazione non mi ha entusiasmato.
Malgrado la fascia di prezzo decisamente economica rispetto all’importanza della denominazione, mi sarei aspettato quel guizzo in più, anche leggero.
Inoltre, vi devo avvisare che dopo circa un’oretta e mezza dalla sua apertura ho iniziato a percepire una certa decadenza negli aromi del vino: alle note floreali e fruttate percepite al naso si sono sostituiti sentori di stalla e si sono accentuati i richiami speziati.
Questi sono i tipici segni di quei vini che definiremmo “morti”.
Non riporto le caratteristiche di produzione del vino non per cattiva volontà ma perchè non le ho trovate.
Il produttore in etichetta è Dfr Spa ma ho dovuto fare qualche ricerca prima di scoprire che fa riferimento alla cantina Batasiolo di La Morra.
Purtroppo però non esistono schede vino “ufficiali” relative al Barolo 7 Cascine e, pertanto, presumo che le condizioni di produzione siano le minime proposte dal disciplinare: Nebbiolo in purezza e tre anni di invecchiamento di cui almeno uno e mezzo in botti di legno.